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Impara ad accettare… le decisioni arbitrali, i net, gli errori, la sfortuna


Gli errori sono l’unica cosa che dipende da noi, dalla nostra attenzione, dalla nostra motivazione e determinazione, da quanto crediamo in quello che facciamo e dalla nostra fiducia. Un errore, però, è parte integrante del gioco del tennis. Ogni punto finisce o con un vincente o con l’errore di uno dei due giocatori e lo scopo del gioco e far sbagliare l’altro. L’errore, a sua volta, può essere gratuito o forzato: se forzato dobbiamo accettare che il nostro avversario abbia dei meriti, se gratuito sarebbe il caso di motivarsi e richiamare se stessi ad una maggiore attenzione, ma comunque accettandolo per poterlo superare, per voltare pagina. Allo stesso modo bisogna saper accettare la giornata storta o il famoso rigore a porta vuota sbagliato; se accetto, se so guardare avanti, posso cercare delle soluzioni ed essere sempre un vincente.

Contro i net, la sfortuna, le decisioni arbitrali nulla si può fare dal momento che non dipendono da noi. Pertanto, non devono avere il potere di danneggiarci più di quanto già fatto, influenzando il nostro stato d’animo. Noi non ci possiamo fare nulla; possono, invece, sopraffarci se glielo permettiamo.

Spesso, secondo me, dalla reazione di un giocatore ad un colpo fortuito si capiscono subìto molte cose. Il giocatore forte non spreca energie lamentandosi, non impreca facendosi vedere vulnerabile, non si abbatte, ma accetta, pensa al punto successivo anche perché non ha responsabilità o colpe su quello che è appena successo.

Arriviamo all’argomento decisioni arbitrali… a questo proposito vi cito un pezzo che trovo pertinente e interessante tratto dal libro “OPEN” che racconta la storia di Andre Agassi. Lui racconta che a otto anni, dopo aver vinto sette tornei nella categoria under 10, un giorno si trova di fronte Jeff Tarango che, pur non essendo assolutamente al suo livello, vince il primo set 6-4. Agassi è sbalordito e si mette d’impegno vincendo il secondo per 6-0. Nel terzo set arrivano al tie-break al meglio dei nove punti. Arrivano 4 pari e tutto si gioca in un punto decisivo. Agassi tira un siluro di rovescio incrociato che gli riesce anche meglio del previsto: è uno splendido vincente dentro di un metro e imprendibile. Tarango piange avvicinandosi alla rete poi si ferma, si gira a guardare il punto in cui è atterrata la palla e sorridendo dice : “Out, la palla era fuori” e vince la partita. Nella categoria juniores la regola è che i giocatori sono arbitri nel loro campo; sono loro che chiamano la palla senza possibilità d’appello. Tarango ha deciso di mentire piuttosto che perdere e sugli spalti si scatena un pandemonio, ma il campione Agassi, invece che soffermarsi a recriminare sulla chiamata del suo avversario su cui comunque non avrebbe più potuto fare nulla, si rimprovera di non aver chiuso il match prima, invece di arrivare a giocarselo all’ultimo punto decisivo!!! Questo vuol dire che, anziché recriminare su ciò che non dipendeva da lui, ha cercato di tirar fuori un proposito costruttivo su cui poter fare qualcosa…

Non contano le decisioni arbitrali, non conta la sfortuna, non conta una chiamata dubbia o un punto perso per colpa di uno spettatore che ci ha distratto… sono solo scuse perché chiunque di noi, se ci pensa un attimo, capisce che in tutti i punti di una partita questi fenomeni “esterni” influiscono in minima parte rispetto a quello che possiamo fare noi veri ed unici protagonisti di ogni nostra prestazione. E allora spazio ad un dialogo con se stessi costruttivo e incentrato su aspetti legati al proprio tennis come la vocalizzazione, un aspetto tecnico che ci fa giocare bene, il rilassamento, o stare in movimento o pensare ad una tattica di gioco.

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