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Cosa rende vincente un rapporto maestro/allievo



Perché, per imparare a giocare a tennis, non basta leggere su un libro di tecnica come eseguire correttamente i colpi o quali sono gli schemi tattici per vincere i punti?

In cosa può fare la differenza il maestro di tennis?

Chi insegna deve sicuramente conoscere la propria materia ma deve soprattutto conoscere chi ha di fronte per trovare i canali giusti e le modalità migliori che possano portare dei risultati.

Educare significa tirare fuori, ma non si può tirar fuori qualcosa da una scatola chiusa e solo l’allievo possiede la chiave per aprirla.

Quando si decide di affidarsi ad un maestro per migliorare il proprio tennis, occorre pensare di rivolgersi a qualcuno con cui iniziare un percorso CONDIVISO e PARITARIO: l’allievo ha bisogno del maestro per migliorare degli aspetti del suo tennis ma il maestro ha bisogno dell’allievo per riuscirci.

Non dovrebbe esserci paura nel farsi conoscere come si è realmente, ed esprimere i propri bisogni e limiti senza preoccuparsi del giudizio.

Se una persona volesse dimagrire, proviamo a pensare alla differenza tra seguire una dieta letta su una rivista rivolta a tutti, e affidarsi ad un nutrizionista che possa creare un regime alimentare ad hoc dopo aver conosciuto di quella persona, le caratteristiche fisiche, i suoi esami del sangue, i suoi  gusti, le sue abitudini e necessità.

Sarebbe stupido che la persona in questione nascondesse le proprie imperfezioni, i propri bisogni e le proprie debolezze non concedendo all’esperto di avere dati importanti ai fini del successo del dimagrimento.

Allo stesso modo il maestro di tennis necessita di conoscere innanzitutto gli  obiettivi e poi le  capacità, attitudini, interessi ,desideri del proprio allievo.

Difficilmente l’allenatore si concentrerà sul suo servizio se il motivo per cui si è rivolto a lui è il dritto, ma se non lo sa…

Allo stesso modo difficilmente insegnerà la perfezione di un gesto tecnico se all’allievo interessa soprattutto che la palla vada in campo, ma se non lo sa…

E ancora, improbabile che proponga cose impegnative se quel giorno è un giorno “difficile”, creando scontentezza e insuccesso, ma se non lo sa…

Quindi se l’allievo desidera investire su delle lezioni, dovrebbe esprimersi con trasparenza senza paura di mettersi a nudo e risultare imperfetto, umano, e con le caratteristiche che realmente gli appartengono e lo distinguono.

Un allievo ha tutto il diritto di essere come è, ma il suo maestro ha il diritto e bisogno di conoscerlo veramente per poterlo vivere appieno.

Forse questo oltre a dare una grossa mano al maestro, potrebbe permettere all’allievo di scaricarsi da molte tensioni e dedicarsi totalmente a quello che desidera.

Tante volte abbiamo parlato del tennis come di uno sport che ha una componente caratteriale, emotiva e soggettiva enorme quindi non possiamo mentire rispetto a chi siamo altrimenti facciamo il percorso di un altro e questo non servirà a nulla se non a nascondere e ostruire le nostre possibilità di crescita.

Ognuno ha caratteristiche fisiche, attitudini e limiti, gusti e desideri, il proprio carattere, i propri problemi e freni, disagi e difficoltà che lo distinguono ed è bello che si manifestino in modo libero e palese.

Il maestro ha bisogno e diritto di sapere, capire, conoscere, ascoltare per far fruttare le sue competenze e valorizzare al meglio il proprio allievo.

Quando interverrà per far notare qualcosa non sarà per giudicare, criticare o far sentire sbagliati, ma solo per coinvolgere e condividere  la chance di trovare insieme quale  possa essere la strada migliore, in ogni circostanza, per esprimere al meglio le potenzialità del giocatore.

Non perdete tempo a giustificarvi perché non serve, non proteggetevi dagli insuccessi perché sono fondamentali per mettersi in gioco e accettarsi o provare a superarsi.


Pubblicato sul notiziario Bieffesport giugno 2024

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