Riuscire è una possibilità provarci o mollare una scelta
Partendo dal presupposto che riuscire in qualcosa senza incontrare difficoltà non vuol dire essere bravi ma vuol dire che quel qualcosa era evidentemente facile, credo sia insito in uno sport diabolico come il tennis aspettarsi di incontrare delle insidie.
Ecco perché, accanto all’allenamento volto a migliorare tecnicamente e tatticamente il proprio gioco non bisogna mai dimenticare l’importanza dell’atteggiamento, che può davvero prepararci a normalizzare il nostro stato laddove lo sconforto, la sfiducia, la paura, la rabbia e tante altre emozioni possono minare le nostre reali capacità e quindi alterare il nostro valore.
Quindi immaginiamoci proprio di essere a quel punto del match in cui si presenta davanti a noi la prima di una lunga serie di salite. La prima scelta da fare è decidere se accettare la sfida e mettersi in gioco o se fare presenza iniziando a pensare a quali e quanti alibi trovare per giustificare la sconfitta certa che arriverà. Se la nostra decisione dovesse ricadere sul provarci, non sarà certo che riusciremo, ma sicuramente ci staremo dando una possibilità.
Vediamo dunque quali possano essere dei modi pratici per focalizzarsi sul continuare a cercare la nostra migliore prestazione nonostante tutto quello che possa accadere e tenendo presente che se anche alla fine il nostro avversario ci sconfiggerà almeno oggi non lo avremo aiutato a batterci. Concentrarci su una delle cose che elencherò potrebbe risultare più o meno funzionale a farci giocare bene, ma sicuramente inizierà ad aiutarci a distogliere l’attenzione da qualcosa che certamente ci farà cadere.
Gli stati emotivi e il conseguente riflesso sul comportamento umano sono infiniti e molto soggettivi. Ecco perché sarà importante per ogni giocatore imparare a conoscersi per saper analizzare in che situazione si trova e adottare le contromosse giuste.
La prima grande condizione da capire è se ci troviamo in uno stato di sotto attivazione o se siamo sovraeccitati: nel primo caso ci potrà essere utile, per iniziare a darci una svegliata, il saltello, la vocalizzazione e anche il movimento circolare delle pupille; se al contrario siamo un po’ troppo su di giri potremo concentrarci sul nostro respiro, sentendo lo scorrere dell’aria nel nostro naso durante l’inspirazione e la sua uscita durante il soffio dalla bocca.
In secondo luogo sarà opportuno adottare con noi stessi un linguaggio adeguato. Parole come “calma, forza, resisti, gioca” sono vocaboli semplici che però possono sortire grandi effetti. E ancora “meglio, bravo, bene, ce la faccio” o “campo, su, dai, avanti, guarda la palla” o anche un semplice “sì” detto ad ogni impatto può dare i suoi frutti. La ripetizione di queste parole è fondamentale tra un punto e l’altro, durante il punto stesso e ci tiene sul pezzo, completamente presenti e immersi in quello che facciamo. Automaticamente il nostro linguaggio del corpo darà sia a noi che al nostro avversario un messaggio molto chiaro: “ho deciso di giocarmela”.
Così io non perderò e, se non avrò vinto, sarà stato il mio avversario ad essere semplicemente più bravo.
Un’ultima cosa la voglio dire proprio a te che stai leggendo in questo momento….non limitarti a pensare che siano cose vere o utili o su cui concordi, ma falle! Non pensare di farle ora che sei tranquillamente seduto a leggere, ma quando sarai in preda ad un momento difficile e dopo esserti chiesto se realmente lo vuoi provare a superare o meno.
Solo così potrai davvero misurare il tuo valore e scoprire fino a dove può arrivare il tuo limite.
Pubblicato sul notiziario Bieffesport febbraio/marzo 2022
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